1) Cos’è la medicina psicosomatica?

La medicina psicosomatica studia e valuta la capacità intrinseca di ogni essere umano di integrare i fattori interni,(genetici, immunologici, neuroendocrini), ed esterni (sociali, culturali e psicosociali), per garantire la conservazione della salute, riconoscendo quindi la ”non separabilità” dell’organismo umano, nella sua sfera fisica e psichica.

Il codice genetico umano porta con se’ tutte le predisposizioni biologiche, che rappresentano la base delle reazioni dell’organismo e dello sviluppo di determinate patologie.

Mente e corpo sono profondamente connessi e si adattano perfettamente al contesto in cui sono inseriti.

I nostri pensieri e le nostre emozioni si riflettono nella postura del corpo, nel respiro e nel modo in cui ci muoviamo. Somatizzare è un processo normale, ma in alcuni casi questo potrebbe diventare eccessivo e patologico.

Come lo stress influenza il nostro stato psicofisico:

Il corpo, quando è sottoposto a stress eccessivi, a lungo andare si affatica e proprio per questo motivo ci si potrebbe ammalare.

Nessuno di noi ha le stesse reazioni di fronte a determinati stimoli stressanti.

Ogni persona reagisce a suo modo; c’è chi ha dei tempi di recupero più rapidi e in questo caso si ha quindi una maggiore resilienza.

La capacità di gestire le emozioni:

Per imparare a gestire le emozioni è molto importante acquisirne una certa consapevolezza. Questo processo viene definito ”capacità di mentalizzazione”, che ci permette di regolare il comportamento emotivo.

Il soggetto psicosomatico presenta una scarsa capacità di mentalizzazione, cioè di elaborazione psichica. Proprio per questo, non riuscendo ad identificare le proprie emozioni e farne quindi un’occasione di conoscenza, si potrebbero manifestare nel corpo come sintomo.

Dietro ogni sintomo si nasconde un’intenzione, un contenuto che si realizza nel corpo, una zona d’ombra che non è stata sufficientemente analizzata dall’individuo; possiamo per l’appunto considerare che ogni malattia ha uno scopo ed un fine.

La medicina psicosomatica quindi in breve si occupa di interpretare il disagio e la patologia fisica, a partire da una problematica psicologica o emotiva.

È molto importante quindi trasformare l’evento psicosomatico in un ascolto attento del sintomo in modo tale da poterlo capire ed integrare a livello di coscienza.

Il sintomo non deve essere portato ad una repressione forzata, ma deve essere compreso. In questo modo ci saranno molte più possibilità di guarigione. La medicina moderna scientifica tende a “sopprimere il sintomo “ semplicemente ricorrendo a farmaci o interventi chirurgici. In questo modo non viene studiata la causa profonda che scatena una determinata sintomatologia.

Cosa posso fare io in qualità di fisioterapista?

Come ci insegnerebbe qualsiasi tipo di approccio di carattere scientifico, se viene un paziente da me per un dolore nella zona lombare, tratterei la zona con una tecar, una mobilizzazione o un massaggio.

In realtà non ci si può fermare soltanto al dolore conclamato reprimendolo, poichè probabilmente a distanza di alcuni mesi si ripresenterà ancora più insidioso ed invalidante. Analizzare lo stile di vita della persona, le sue abitudini, l’alimentazione, gli stress che vive, sono delle armi in più di cui mi avvalgo nella comprensione del sintomo.

Secondo la medicina psicosomatica ogni zona del corpo in cui si sviluppa una determinata patologia o fastidio è spesso l’espressione di una causa emotiva che l’ha provocata.

Ti sei mai chiesto perchè somatizzi o hai dolori più o meno nelle stesse zone del corpo e con quale periodicità?

Questo è il concetto chiave che cerco di capire durante il racconto anamnestico che precede ogni trattamento riabilitativo.

Nel caso quindi del ”dolore in zona lombare” esso è quasi sempre collegato ad una certa difficoltà, che può presentarsi in certe fasi della vita, nel ”sostenere” il peso e le problematicità che la vita ti presenta in quel determinato momento, come eventuali situazioni emotive, familiari o lavorative che non riesci a sopportare.

Per andare ancora di più nello specifico, sappiamo che il sintomo in genere rappresenta l’espressione e la correzione di un atteggiamento unilaterale: poniamo il caso di una persona particolarmente agitata ed iperattiva che potrebbe andare incontro a degli episodi esterni che ‘’bloccano’’ il suo movimento, come un piccolo incidente, inciampare o a degli impedimenti esterni.

Il sintomo mette sempre in luce la nostra parte non vissuta normalmente, ignorata e sepolta.

Ogni malattia o disagio si manifesta nel corpo, in modo tale da poter diventare davvero comprensibile per l’uomo. Prima che il problema si manifesti però a livello fisico, il sintomo è già presente a livello mentale come idea o desiderio di manifestazione.

A questo punto se la persona è davvero disponibile nei confronti degli impulsi che arrivano dall’inconscio e decide di vivere ‘’la nuova idea’’, cioè la nuova sensazione, la malattia si manifesterà meno a livello sintomatico sul piano fisico.

Le malattie croniche, non vissute e non trattate tendono a sviluppare dei mutamenti fisici, che con il tempo possono diventare delle malattie difficili da far guarire.

Ricordiamoci sempre che qualsiasi patologia non arriva mai improvvisamente, ma tende a svilupparsi nel tempo con una certa lentezza.

Una guarigione è sempre possibile se l’uomo tende all’unità e alla sua completezza.

2) Come lo stress influenza il nostro stato psico-fisico e l’insorgenza delle malattie:

Si sente spesso parlare di Stress ed è ormai da sempre molto evidente quanto questo possa giocare un ruolo molto importante nello sviluppo delle malattie psicosomatiche.

Lo stress attiva l’asse ipotalamico pituitario ed alcuni specifici ormoni, che contribuiscono a fornire al corpo l’energia necessaria per gestirlo.

Rappresenta quindi l’insieme di tutte le reazioni sistemiche dell’organismo conseguenti di fronte ad un determinato evento.
In occasioni ottimali lo stress in piccole quantità è molto importante perché ci offre dei piccoli stimoli per progredire e sviluppare nuove abilità o abitudini. Senza una dose di stress minima non saremmo in grado di progredire e darci da fare per vincere delle sfide che la vita ci presenta.

Il problema reale è quando ci troviamo di fronte ad alti livelli di stress dove ci troviamo immersi in un’elevata produzione di cortisolo, con un aumento frequenza cardiaca.

Pertanto, uno stato leggero di stress permette un immagazzinamento delle informazioni. Gli stress di intensità maggiori possono avere degli effetti negativi sul funzionamento cognitivo. Un quantitativo esagerato di cortisolo può determinare a lungo andare un’azione neurotossica sull’ippocampo con una modesta alterazione dei processi mnesici, una scarsa concentrazione, difficoltà di controllo e maggiore impulsività, controproducente nelle nostre azioni.

Lo stress esagerato quindi, perturba l’omeostasi dell’organismo, cioè in termini più semplici il suo stato di equilibrio, attivando determinate risposte per fronteggiarlo.

Le modalità che l’organismo mette in atto si chiamano ‘’strategie di coping’’.

Se il coping è funzionale alla situazione può ridurre la portata stressogena dell’evento.

In ambito medico ormai è evidente una visione multifattoriale secondo la quale ogni evento e quindi affezione organica o patologica sia determinata dall’intrecciarsi di vari fattori, tra i quali quello psicologico che riveste una notevole importanza, accelerando la guarigione o predisponendo allo sviluppo di una determinata malattia.

Tutti noi ci siamo trovati in varie fasi e periodi della vita a fronteggiare delle situazioni particolarmente stressanti.

Le principali patologie collegate alla somatizzazione fisica legate ad uno stato di stress eccessivo e protratto nel tempo sono i disturbi gastrointestinali, dermatologici, alterazioni del sonno, problemi cardiovascolari, alterazioni del sistema immunitario, problemi di fertilità.

Alla luce di queste considerazioni possiamo capire quanto sia importante riumanizzare il rapporto tra medico e paziente, considerando l uomo come ‘’sistema’’ costituito da esperienze, vissuto ed emozioni, integrando i fattori di rischio, il suo stile di vita, l’ambiente in cui vive, le relazioni interpersonali.

Sappiamo infatti che da una parte l’eccessiva settorializzazione e specializzazione della medicina, oltre ad un’estrema tecnologia risultano estremamente positive, d’altro canto questo ha portato ad una scarsa considerazione dell’aspetto emozionale ed esperienziale dell’individuo e la sua dignità come essere vivente, attenendosi strettamente ed unicamente alla manifestazione della malattia.

Siamo pertanto all’interno di una condizione interattiva e di impostazione circolare. Una patologia quindi non può essere determinata solo da un fattore, ma sono presenti diverse cause nella sua manifestazione.

Ed io, in qualità di fisioterapista, vorrei offrire un analisi più dettagliata del caso patologico che ho davanti, con un’analisi del sintomo non più in modo ufficiale che si avvale di un trattamento standard, ma andrei oltre, cercando di capire quali sono le cause che hanno davvero determinato una specifica patologia.